Ci sono dati positivi riguardo alla formazione all’interno delle aziende. Il 60,2% delle imprese italiane con almeno 10 addetti ha svolto attività di formazione professionale nel 2015 ( con un aumento del 5% sul 2010). In base al report pubblicato a fine ottobre dall’Istat le percentuali più elevate di imprese formatrici si confermano nei servizi finanziari e assicurativi (93,8%), nelle attività ausiliarie dei servizi finanziari (90,0%) e nella fornitura di servizi di rete (77,4%). Seguono con percentuali minori le industrie manifatturiere del settore tessile e abbigliamento (40,7%) le industrie della carta (51,3%) e del legno (51,5%). La formazione maggiormente seguita è quella relativa all’area ambiente-sicurezza sul lavoro, mentre per gli altri corsi si riscontra un calo tra le imprese (dal 33,7% del 2010 al 32,3% nel 2015).
Complessivamente quasi 3 milioni e mezzo di lavoratori hanno partecipato a corsi di formazione, pari al 45,8% del totale degli addetti (47,8% uomini e 42,5% donne). Un risultato molto positivo per quanto riguarda chi, come noi, investe e fornisce corsi di formazione professionale. È stato calcolato che ogni partecipante ha frequentato in media 21 ore di corso, per un costo medio orario di 57 euro.
Sono molto più attive le grandi imprese, da 250 addetti e più (90%), mentre si registra una minor propensione tra le piccole, nonostante un parziale recupero rispetto al 2010. È emerso anche un maggiore divario tra le imprese del Nord e quelle del Sud.
I dati però diventano negativi se ci si rapporta con le medie europee. Infatti il livello di formazione svolto dalle imprese, in termini di quantità oraria ma anche e soprattutto di obiettivi, ci penalizza nei confronti con l’estero. Difficilmente il credito d’imposta finalizzato alle tematiche d’Industry 4.0, inserito nella legge di bilancio, può risollevare e invertire questa tendenza, soprattutto ora che ne è stata confermata l’applicazione solo per il 2018 e non per il triennio 2018-2020 come era stato inizialmente ipotizzato.
I risultati del confronto con le imprese europee provengono dall’analisi Eurostat 2016, che evidenzia in Italia un valore inferiore di 2,5 punti rispetto alla media europea del 10,8%, di occupati adulti (25-64 anni)coinvolti in percorsi di formazione. Inoltre viene fornita un tipo di formazione diversa rispetto ai nuovi trend digitali ormai classificati come “industry 4.0”, solo 25 milioni di ore su quasi 80 milioni complessivi. Oltre a ciò l’Istat ha calcolato che solo il 23% delle forze di lavoro (occupati o disoccupati) possiede competenze digitali elevate, una percentuale inferiore di nove punti contro il 32% europeo. Dati davvero bassi considerando che, secondo la Ue , nel 2020 il 90% degli impieghi richiederà competenze digitali.
Tra le ragioni del non investimento da parte delle imprese , il 74% ritiene che la formazione non sia necessaria perché hanno un personale già qualificato. Questo non è corretto, il personale per rimanere qualificato deve essere aggiornato costantemente, in modo da essere sempre al passo con le nuove tecnologie e normative in vigore. Il 13% invece considera troppo elevati i costi della formazione professionale. Per questo punto invece possiamo indicare le nostre offerte. Noi forniamo percorsi formativi a misura per la propria azienda che stimolano la crescita e la competitività. Per quanto riguarda i professionisti invece BetaFormazione è l’ideale per mantenersi sempre aggiornati con la formazione continua illimitata.
In conclusione, a livello nazionale la formazione professionale è in crescita, ma rimangono ancora da sviluppare tutte quelle competenze digitali che riguardano l’Industry 4.0 e che saranno il futuro aziendale.
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