Sicurezza sul lavoro: non è solo prerogativa del RSPP

L’informazione sulla sicurezza in azienda è compito esclusivo del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione?

La commissione per gli interpelli in materia di salute e sicurezza sul lavoro ha risposto ad una istanza avanzata dall’Unione Generale del Lavoro (UGL) su questo argomento, con l’interpello numero 2/2017. L’istanza chiedeva il parere della commissione circa la necessità che l’informazione sia svolta in forma prioritaria ed esclusiva dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP).

L’RSPP è una figura nominata dal datore di lavoro, che deve possedere capacità e requisiti adeguati alla natura dei rischi presenti sul luogo di lavoro, si occupa infatti di mettere in campo tutte le procedure atte a proteggere il lavoratore, analizzando, e quindi prevedendo, il verificarsi di condizioni pericolose per la sua sicurezza.

Nell’istanza venivano avanzate perplessità in merito alla corretta interpretazione del “combinato disposto degli artt. 31 e 36” del d.lgs. n. 81/2008, i quali regolano quali figure devono informare i dipendenti sulla sicurezza nel posto di lavoro e in particolare a chi è affidato il servizio di protezione e prevenzione dell’azienda. Nello specifico l’istanza si riferiva alla necessità che l’informazione, in materia di salute e sicurezza sul lavoro, sia impartita in “forma prioritaria ed esclusiva” dal Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSPP).

La Commissione, dopo dovute analisi e in base agli articoli 2, 18, 36, 33 del d.lgs. n. 81/2008, ritiene che il datore di lavoro abbia facoltà di decidere, in base al caso specifico, a chi affidare l’onere di erogare un’adeguata informazione a ciascuno dei propri lavoratori.

Qui puoi trovare il testo dell’Interpello n.2/2017.

Pubblicato il sedicesimo elenco dei soggetti abilitati alle verifiche periodiche

Il 16 gennaio il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali con il Decreto direttoriale n. 3, ha pubblicato il sedicesimo elenco dei soggetti abilitati per l’effettuazione delle verifiche periodiche delle attrezzature di lavoro, ai sensi dell’articolo 71, comma 11, del Decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81. Questo nuovo elenco va a sostituire il quindicesimo che era stato allegato al decreto direttoriale il 1 dicembre 2017.
Nel decreto si trova l’elenco aggiornato delle 97 società abilitate, in ordine alfabetico, con l’indicazione della scadenza dell’abilitazione e le regioni dove è riconosciuta.

Aumentano gli infortuni e le morti sul lavoro: ecco i dati Inail

Riportiamo i dati Inail relativi ai primi 9 mesi di quest’anno, che registrano un aumento del 2,1% delle morti, e sono state presentate circa 472.000 denunce. Per la precisione sono aumentati gli infortuni avvenuti nel tragitto casa-lavoro e viceversa (+3,7%), mentre diminuiscono quelli avvenuti in occasione di lavoro (-0,5%).

Come viene riportato da un articolo su Repubblica:

All’aumento delle denunce presentate all’Inail nei primi nove mesi del 2017 ha contribuito soltanto la gestione Industria e servizi con un +0,8% (nel periodo gennaio-agosto l’incremento era del 2%), mentre le gestioni Agricoltura e Conto Stato hanno fatto segnare un calo pari, rispettivamente, al 5,9% e all’1,3%. In particolare, per la gestione Industria e servizi si assiste nel periodo preso in esame a un incremento degli infortuni in occasione di lavoro dello 0,3% e del 3,8% per quelli in itinere. Le denunce di infortunio sono aumentate al Nord (oltre tremila casi in più), mentre sono diminuite al Sud (-969), al Centro (-781) e nelle Isole (-683). Gli aumenti più sensibili, sempre in valore assoluto, si sono registrati in Lombardia (+1.794 denunce) ed Emilia Romagna (+1.238), mentre le riduzioni maggiori sono quelle rilevate in Sicilia (-903) e Puglia (-836). Nei primi tre trimestri 2017 l’aumento infortunistico è stato pari allo 0,1% tra i lavoratori (330 casi in più) e allo 0,2% tra le lavoratrici (+264).

Un dato che fa riflettere è il sensibile aumento delle denunce per i lavoratori di età compresa tra i 55 e i 59 anni e di quelli tra i 60 e i 69 anni, con circa duemila casi in più per entrambe. Inoltre si è riscontrata una diminuzione delle denunce da parte dei lavoratori italiani (-1.600 casi), mentre sono in aumento quelle degli stranieri (+2.200).

I morti sul lavoro sono 16 in più rispetto ai 753 dell’analogo periodo del 2016 (+2,1%), ma 87 in meno rispetto agli 856 decessi denunciati tra gennaio e settembre del 2015 (-10,2%).

Diminuiscono anche le denunce di malattia professionale pervenute all’Inail nei primi nove mesi del 2017: infatti sono state 43.312, oltre 1.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2016 (-3,4%).
Dopo anni di continua crescita, il 2017 sembra dunque contraddistinguersi per il trend in diminuzione delle tecnopatie denunciate, già rilevato anche nei mesi precedenti.

Beta Imprese fornisce corsi specifici sulla sicurezza proprio per evitare l’aumento di questi incidenti sul lavoro. Tra i corsi in questione c’è quello per RLS ovvero un Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, per l’addetto per il primo soccorso, per RSPP ovvero un Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione dei rischi, la formazione per tutto il personale dipendente e molti altri utili per le aziende.

Investire in sicurezza è importante e fa bene all’azienda e ai dipendenti.

L’importanza dell’adozione di un Modello 231 per le aziende

Il D.Lgs. n. 231/2001 ha compiuto sedici anni l’8 giugno, eppure non sembra manifestare quella “vivacità” che ci si aspetterebbe da un teenager. Nonostante la disciplina sulla responsabilità da reato degli enti rappresenti una delle principali e più profonde innovazioni del nostro sistema penale, si continua infatti a registrare una certa ritrosia ad adottare un Modello 231.

Il campionario dei soggetti interessati all’applicazione della responsabilità amministrativa è ampio e comprende tutti gli enti forniti di personalità giuridica, le società e associazioni anche prive di personalità giuridica. Se a questo si aggiunge la constatazione di quanto sia altrettanto ampio il campionario dei reati presupposto, nonché quanto punitivo sia il sistema delle sanzioni (che vanno da quelle pecuniarie a misure interdittive anche gravi, come la sospensione di licenze e concessioni), davvero non si comprende la ragione del perché l’adozione del modello registri un così scarso successo.

Modello 231: uno strumento utile per tutelare le attività aziendali.

Per una corretta gestione aziendale, senza rischi e successive penalizzazioni, ogni azienda dovrebbe dotarsi di un proprio Modello D. Lgs. 231/2001: quest’ultimo deve essere predisposto “su misura” della realtà organizzativa alla quale fa riferimento e deve quindi derivare da un’attenta analisi dei processi aziendali, al fine di determinare l’esposizione della società stessa ai reati contemplati nel decreto.

Il Modello di organizzazione, gestione e controllo, sia nella sua fase di realizzazione sia nella successiva fase di implementazione, viene inoltre configurato quale completamento dei sistemi presenti nell’Organizzazione. Pertanto non è uno strumento aziendale a sé stante, ma risulta interattivo con il sistema di gestione qualità e ambiente (ISO 9001, ISO 14001/ EMAS e/o di responsabilità sociale (SA 8000 o SCR), il sistema di controllo e gestione sicurezza (D. Lgs. 81/2008 – OHSAS 18001), il sistema Privacy (D. Lgs. 196/2003) etc.

Tutti i vantaggi di una corretta implementazione del Modello 231

Alla luce di quanto rilevato, è ormai chiaro che il Modello 231 rappresenta per un’azienda una vera fonte di tutela e, per certi aspetti, anche di vantaggio competitivo. Tanti sono infatti i pro derivati da una corretta attuazione del modello, che non comprendono solo l’eliminazione di commissioni di reati e successive sanzioni (pecuniarie e interdittive), ma che comportano persino un miglioramento nella gestione delle attività aziendali. Ad esempio,
a guadagnarci sono anche la salute dei lavoratori e la salute dell’ambiente: tutte pratiche che da portano beneficio anche all’immagine e alla reputazione dell’azienda, che in questo modo mantiene la fiducia degli stakeholders, il valore per azionisti e per il mercato.

Se vuoi adottare anche tu un Modello 231 per le tue attività aziendali, contattaci al numero 0545.900600: un nostro operatore sarà disponibile entro un minuto!

Inclusione lavorativa dei migranti, la “Fondazione con il SUD” stanzia 2,5 milioni di euro

La Fondazione CON IL SUD, ente no profit nato nel novembre del 2006 per favorire percorsi di coesione sociale per lo sviluppo, ha indetto la seconda edizione dell’Iniziativa Immigrazione, con la quale ha messo a disposizione ben 2,5 milioni di euro con l’obiettivo di favorire l’inclusione lavorativa e contrastare la tratta e lo sfruttamento sessuale degli immigrati presenti nelle regioni meridionali.

Per partecipare occorre predisporre un progetto rientrante nei seguenti ambiti: inclusione lavorativa degli immigrati, attraverso inserimento professionale in imprese già attive o attraverso l’avvio di esperienze lavorative autonome; il contrasto alla tratta e allo sfruttamento sessuale, attraverso iniziative che affianchino e sostengano le vittime e permetta loro di raggiungere la piena inclusione e integrazione sociale.

 

Per essere ammessi, i progetti dovranno essere presentati, entro il 15 settembre 2017, tramite la piattaforma messa a disposizione dalla Fondazione CON IL SUD e denominata “Chàiros”, raggiungibile attraverso il sito della fondazione stessa.

Le proposte saranno valutate sotto l’ottica della loro innovatività, sostenibilità e tenendo conto del contributo in termini di opportunità di integrazione e di inserimento offerte agli immigrati. Con la prima edizione dell’Iniziativa Immigrazione, pubblicata nel 2014, la Fondazione CON IL SUD ha sostenuto 13 progetti, per un impegno finanziario di circa 3,7 milioni di euro.

La scissione atipica delle società

La massima numero 28 del Comitato regionale dei notai della Campania, interpretando con flessibilità il disposto dell’articolo 2506 del codice civile, in tema di scissione asimmetrica, afferma che “è legittima la scissione con la quale si costituiscano tante società unipersonali quanti sono i soci della società scissa, aventi ciascuna come socio uno dei soci della società scissa, i quali rimangono soci anche della società scissa con le medesime quote di partecipazione che essi avevano prima della scissione; ognuna delle società beneficiarie, rispetto alle altre, deve essere – però – dotata in sede di scissione di un patrimonio proporzionale alla quota di cui il loro unico socio è titolare nella società scissa”.

Si è cercato, dunque, di superare la lettura restrittiva dell’articolo 2506 del codice civile, finora spesso accettata dai notai, per la quale dovrebbe escludersi che la scissione asimmetrica possa attuarsi con l’attribuzione ai singoli soci della società scissa dell’intero capitale di ognuna delle società beneficiarie, senza che, in maniera contestuale, gli altri ricevano una relativa attribuzione di quote nella società scissa. Oggi, con la massima del Comitato regionale dei notai della Campania, si chiarisce che se il patrimonio attribuito a ciascuna società beneficiaria sia proporzionale alle quote dei soci nella società scissa e le quote di partecipazione dei soci alla società scisse rimangano immutate, allora non dovrebbe esserci alcun problema nel considerare legittima questa particolare scissione asimmetrica.

Il Modello 231 per le imprese

L’introduzione del D.Lgs. 231/2001 ha stabilito che le imprese possono essere chiamate a rispondere in sede penale relativamente ad alcuni reati commessi nell’interesse delle imprese stesse o a vantaggio dai propri amministratori o dipendenti. Un quadro normativo complesso che disciplina la responsabilità delle imprese e che va ad aggiungersi, senza peraltro sostituirla, a quella delle persone fisiche che hanno materialmente commesso il reato. Inoltre, con l’introduzione di tale principio è stata prevista anche la possibilità per le imprese di dotarsi di un Modello di organizzazione, gestione e controllo con funzioni di prevenzione e contrasto all’interno dell’azienda per quanto riguarda i reati previsti dal D.Lgs. 231/2001.

Per le imprese ridurre il rischio di essere chiamati a rispondere per uno di questi reati può essere fondamentale. Adottando il Modello 231, infatti, si ottiene uno strumento difensivo nell’ipotesi di contestazione di uno dei reati previsti. Invocare la propria diligenza organizzativa può essere utile per ottenere l’esclusione o la limitazione della propria responsabilità (dato che l’art. 6 del decreto attribuisce un valore esimente al Modello 231).

Il Modello 231 è un sistema complesso che si articola in diverse componenti, quali, ad esempio, forme di organizzazione, linee guida, principi, procure, deleghe, procedure e programmi di formazione. Ovviamente, affinché esso sia efficace in caso di contestazione di reato, è bene che esso sia adottato ed efficacemente attuato dall’impresa.

I vantaggi dell’applicazione del Modello 231 per le imprese comunque non si limitano alla possibilità di escludere la responsabilità in caso di reato, ma consentono all’impresa di avere una maggiore chiarezza organizzativa e un migliore bilanciamento tra poteri e responsabilità, di ridurre i rischi di indisponibilità dei sistemi e dei dati con conseguente riduzione delle conseguenti perdite. Oltre a questo è notevole anche il miglioramento dell’immagine aziendale e la sua percezione da parte di clienti e fornitori.